Il pittore del giallo: Vincent Van Gogh

137infiniti: "Bottega d'arte pittorica" (arte, pittura, quadri, pittori, mostre)

È il pittore che trasforma la realtà e vi proietta il suo “io” interiore

La poetica di Van Gogh

Vincent Van Gogh

Nel 1886 arriva nella capitale francese Vincent Van Gogh, un artista che con il suo violento temperamento riesce a rinnovare l’arte europea, negli anni in cui l’Impressionismo sta declinando. Attraverso lo studio dei colori e della luce, gli impressionisti esprimono sulla tela immagini confuse e disordinate della realtà; stendono il colore con una serie di macchie e tocchi, con pennellate di luce e di riflessi, che, se osservati da una certa distanza, suggeriscono la vibrazione dell’atmosfera. Attraverso il colore, invece, Van Gogh esterna con estrema violenza l’interiorità umana. Le seguenti parole, scritte dal pittore due anni dopo la sua permanenza a Parigi, ci forniscono un’idea della funzione che, nella pittura, Van Gogh attribuiva ai colori:

“Esprimere l’amore mediante l’unione e la opposizione di due colori complementari, nelle vibrazioni misteriose dei toni accostati … Esprimere il pensiero d’una fronte con le radiazioni d’un tono chiaro su un fondo scuro … Usare il colore arbitrariamente per esprimersi con forza”.

Oltre a Van Gogh, anche altri artisti attribuiscono al colore, alla sua purezza ed ai suoi accostamenti un significato simbolico, ad esempio il pittore francese Paul Gauguin a cui Van Gogh fu legato da un’amicizia fraterna. Nessun artista, però, riuscì a rappresentare il dolore umano con una violenza figurativa come Van Gogh; l’esasperato tormento dei suoi dipinti diventa  modello d’ispirazione dei primi pittori “espressionisti”. Van Gogh è un pittore autodidatta, elabora una tecnica propria che dà forma alle sue immagini interiori e trasforma la realtà in simboli che rispecchiano i suoi stati d’animo. Nelle sue opere proietta il suo dolore e se stesso. L’artista scrive: “Le emozioni sono talvolta così forti che le pennellate si susseguono senza fine”.


I vasi con girasoli di Van Gogh

Biografia dell’artista

La piana della Crau

Vincent Van Gogh nasce a Groot-Zundert, in Olanda, il 30 marzo 1853. Nel 1880 si reca a Bruxelles e decide di dedicarsi alla pittura. Nel 1886 si trasferisce a Parigi ospite del fratello Theo che lo aiuterà economicamente per tutta la vita. Durante il suo soggiorno a Parigi, quasi due anni, scopre la pittura impressionista e l’arte giapponese. Dal 1888 soggiorna ad Arles, attratto dal sud della Francia, dove frequenta Gauguin, ma bruscamente s’interrompono i rapporti tra i due a causa d’incomprensioni. Gauguin parte per la Bretagna e infine si reca a Tahiti, Van Gogh disperato si taglia un orecchio. Inizia un periodo di solitudine e una frenetica attività artistica, la sua pittura è fatta di segni e colori violenti. Sulla tela esplodono i gialli che esprimono il suo tormento interiore. Nelle sue opere gli accostamenti delle varie pennellate, veloci e spezzate mettono in luce il suo disagio esistenziale. Il 27 luglio del 1890 si toglie la vita a Auvers sur Oise in Francia.

I mangiatori di patate  Vincent Van Gogh

Le opere dell’artista

“I mangiatori di patate” 1885 – Amsterdam, Rijksmuseum.
Scena di vita contadina; opera realizzata con colori cupi e terrosi che ne rilevano la povertà.
L’attenzione dell’osservatore si concentra sul volto dei contadini che sembrano rassegnati al loro status sociale, l’unico punto di luce è dato dalla lanterna posta sul tavolo.

Vaso con 14 girasoli di Vincent Van Gogh I girasoli

“I girasoli"

Sono una serie di dipinti ad olio su tela realizzati da Vincent Van Gogh tra il 1888 e il 1889 principalmente ad Arles. Questi lavori non solo sono tra i più celebri dell'artista, ma anche tra i suoi preferiti.

Sullo stesso soggetto (girasoli in vaso), ci sono tre versioni simili con quindici girasoli, due con dodici, una con cinque ed una con tre girasoli. Poi esistono altri quattro lavori con girasoli, ma senza vaso: una con quattro girasoli e tre con due. Vincent, dipinse queste tele in Germania (il primo dei dodici girasoli) poi in Francia.

Van Gogh era molto legato a questi quadri, uno di essi fu regalato all'amico Paul Gauguin. Singolare è la ricercatezza nella rappresentazione dei girasoli in ciascuna fase della fioritura, dal bocciolo all'appassimento. Tali dipinti furono innovativi anche per l'uso dell'intero spettro giallo, grazie all'invenzione di un nuovo pigmento.

Il giallo è uno dei colori preferiti dall’artista; è il simbolo del sole che riscalda la Francia meridionale, molto amata dal pittore. I colori e la tecnica esprimono un meraviglioso mondo  di luce e speranza. Le pennellate sono applicate a densi strati, come la creta plasmata da uno scultore. La tormentata superficie del dipinto riflette lo stato d’animo del pittore che si avvicina al tragico epilogo della sua breve vita.

Un giardino fiorito  di Vincent Van Gogh

“Un giardino fiorito” 1888 – matita, penna d’oca, cannuccia con inchiostro marrone e nero, 6,1x4,9 cm – Collezione privata.
È un disegno fatto solo di segni. Con piccoli punti l’artista dona atmosfera al cielo, con brevi tratti traccia fiori, foglie e canneto, con un tratteggio verticale disegna la staccionata e con dei puntini segna la terra battuta.

La sedia di Paul - Arles: Dicembre, 1888 (Amsterdam, Van Gogh Museum) La sedia di Vincent - Arles: Dicembre, 1888 (Londra, National Gallery)

Le due sedie

Questi due dipinti, le sedie di Vincent e di Paul Gauguin, sono tra le opere di Van Gogh, i lavori che più spesso vengono analizzati. Molti storici hanno scritto su queste due sedie, forse a causa delle interpretazioni simboliche che si possono attribuire al loro soggetto. Van Gogh stesso discusse questi lavori in un certo numero di lettere, ma evitò di dare una qualsiasi interpretazione dettagliata del significato sottinteso dei quadri.

Le due sedie sono completamente diverse, e denotano le personalità dei due artisti. La sedia di Van Gogh è eseguita con colori più chiari e suggeriscono la luce del giorno. Essa è semplice, senza pretese una normale sedia di paglia su un pavimento dalle mattonelle rossicce. Sulla sedia ci sono degli oggetti: la pipa, il fazzoletto e il tabacco. Su questi oggetti si è detto di tutto. Le mattonelle, disegnate con una prospettiva alquanto imprecisa che esprimono la dinamicità e la volubilità del carattere dell'autore, sono dipinte con tratti di decise pennellate placate da macchie di rossi, marroni e verdi. Il blu usato per delineare le parti della sedia induce, invece, ad una staticità, una sensazione di calma, e di chiarezza.

La sedia di Gauguin è una sedia elaborata. I colori utilizzati, rosso e verde, presenti in tonalità più scure, più cupe, suggeriscono la notte la meditazione e denotano l'assenza di una persona.


Qualunque interpretazione se ne possa dare, i dipinti delle due sedie rimangono tra i lavori più amati e meglio eseguiti di Vincent.


La Camera da letto di Arles di Vincent Van Gogh

"La camera da letto di Arles" 1888 - olio su tela, cm 72X90 – Amsterdam, Rijksmuseum Van Gogh.

È un dipinto tra i più famosi. Esistono diverse versioni e numerosi schizzi preparatori. È un soggetto molto caro all’artista che cerca minuziosamente di ristampare sulla tela l’immagine mentale. Al fratello Theo, in una lettera, l’artista descrive dettagliatamente i colori che intende utilizzare nel dipinto e la cornice che avrebbe avuto quando fosse stato ultimato.

Autoritratto di Vincent Van Gogh

“Autoritratto” 1889 – olio su tela, 65x54 cm – Parigi, Musée d’Orsay.
Cosa può indurre in un uomo, la voglia di rappresentarsi per ben 35 volte (solo nei dipinti) in circa quattro anni? Cosa cercava nel suo volto, nella sua figura. Vincent, modello di se stesso, si rappresentò con pochi altri elementi: pipa, cappello, bicchiere e benda. Grazie a questi oggetti ad alcuni quadri si riesce a dare un titolo unico mentre per gli altri il semplice titolo "autoritratto" non li definisce. Una prima lettura potrebbe portare, ma con molta superficialità, al narcisismo: innamoramento della propria immagine, o di se stessi che in certi versi, anche se non rispecchia in nessun modo la vita di Vincent Van Gogh, potrebbe essere un desiderio nascosto nel profondo del proprio inconscio, espresso inconsapevolmente. Ma la vita di Van Gogh non è un segreto, è risaputo infatti che egli non era interessato alla sua persona al punto tale da farne un idolo, ma era un tipo dall'aria sognante, che amava la solitudine; egli si sentiva in stretta connessione con la natura, e rimaneva per ore e ore a meditare nei campi, studiando le piante, le abitudini degli insetti, e cercando di scoprire il segreto delle cose. Un uomo che spinge i suoi interessi verso i bisognosi, i poveri; sconvolto dallo spettacolo della miseria operaia, decise più volte di aiutare la povera gente, di mettersi dalla parte di chi è bisognoso, e ad un punto della sua vita decide di voler diventare pastore evangelico; per darsi alla predicazione presso i minatori del Borinage, gente con la quale condivise la loro misera esistenza. Un uomo che raccoglie le persone dalla strada, e li aiuta. Così fece a Sien, una miserabile prostituta incinta e madre di una bimba, che un giorno incontra per strada e l'accoglie a casa sua. Egli la cura, ed ella diventa la sua compagna. Sien fu per Vincent, non solo la sua compagna e la sua modella, ma una presenza fondamentale nella sua vita, egli riversa su Sien il suo bisogno di tenerezza, la sua pietà e la sua carità, al punto di volerla come moglie. Van Gogh, insomma, è una figura di un uomo altruista, che si distacca sicuramente dal narcisismo, in qualsiasi sua forma.

La spiegazione della presenza di questi lavori forse trova la sua origine nelle influenze che l'artista ha ricevuto da altri pittori e dall'ambiente in cui viveva. Van Gogh, soprattutto nei suoi primi periodi, fu influenzato dai pittori olandesi del barocco, da Rubens, Millet, Daumier, Corot, Delacroix, quindi da Degas, dalle scoperte divisioniste di Seurat e Signac e dagli incisori giapponesi, le cui opere avevano già lasciato una profonda influenza negli impressionisti. Si sono riscontrati anche certi scambi d'influenze tra lui e Gauguin. Egli era convinto, come Gauguin, che la pittura fosse un'espressione al servizio di un'idea, ma un'idea poteva essere semplicemente un'interpretazione personale, perfino arbitraria, della natura, cercando di dar libero sfogo alla sua immaginazione.

Se associamo questa ambientazione, con la ricerca artistica, motore propulsivo, di Vincent Van Gogh, ci spighiamo una prima parte del quesito, identica con altri lavori, e cioè la ripetizione dei soggetti: Vincent Van Gogh effettuava molte ripetizioni dei suoi soggetti al fine di ricercare e ottenere l'espressione voluta. E' possibile affermare che la differenza tra un autoritratto e l'atro consiste soprattutto nelle sfumature tecniche che egli ha utilizzato. Infatti i suoi autoritratti possono, se letti in senso cronologico, identificare le differenze espressive e le tecniche di realizzazione, che maturano e si identificano con i fatti del suo vissuto. Negli autoritratti con l'orecchio bendato, forse per un inconscio desiderio di riparare al fatto, la tecnica utilizzata, rivela una stretta vicinanza alle soluzioni di Gauguin nelle ampie zone di colore stese uniformemente, à plat, e nella spessa linea di contorno scuro che racchiude l’immagine, il cloisonnisme. Ma è nella sua solitudine che troviamo l'altra parte delle motivazioni dei suoi autoritratti, infatti Vincent era un uomo molto solo, forse proprio perché egli aveva delle profonde certezze, dalle quali non poteva sfuggere, e che non comprometteva con altri. È pur vero che Van Gogh, non disponendo di modelli, per rappresentare una figura umana, ricorre a se stesso , ma i suoi autoritratti sono, anche, un modo di identificare la sua solitudine, ed in un certo senso di voler comunque essere presente in un mondo che l'ha rifiutato. Egli voleva rappresentarsi come se fosse stata un'apparizione, un'immagine che si vede ma che non c'è, un dipinto che pur rappresentando il vero lo rivela attraverso una bugia, da questo la fusione dei toni del soggetto con quelli del fondo, i tratti materializzati con pennellate di colore che rendono dinamicità e piena espressione dei sentimenti dell'animo. Nei suoi ritratti notiamo l'applicazione di molto colore corposo applicato con pennellate irregolari, risaltando l'effetto voluto con la reciproca concordanza della linea e del colore. Egli Applica il colore puro, così come esce dal tubetto, violento, appassionato e arbitrario. La forma è importantissima, inseparabile dal contenuto, ed è la ragione principale delle sue sintesi, delle sue deformazioni, dato che il contenuto dipende dal suo stato d'animo in quel preciso momento. La forza cromatica delle pennellate tende a fare risaltare la tristezza dell’artista, conferendogli una drammatica veste figurativa. In altri autoritratti la sua pittura si trasforma: il colore irrompe sulla tela e la stesura di brevi e filamentose pennellate di pigmento puro tradisce l’osservazione degli impressionisti. L’intensità delle gamme cromatiche rivela una fase di vitalità creativa che supera le cupe atmosfere del precedente periodo olandese.

Durante l'ultimo mese di permanenza a Parigi, prima di trasferirsi ad Arles, Van Gogh dipinge un autoritratto, dal quale traspare il suo disagio psichico in una città sempre più attratta dal vortice della modernità e della produttività. Il pittore appare invecchiato e con lo sguardo stanco.

 

Ritratto del dottor Gachet di Vincent Van Gogh

“Ritratto del dottor Gachet” 1890 – olio su tela, 68x57 cm – Parigi Musée d’Orsay.
 
Il ritratto del dottor Gachet, può essere considerato il ritratto che meglio rappresenta la personalità di Van Gogh. Esso è tra le ultime opere di Van Gogh prima del suo suicidio.
In tale opera, il pittore ha effettuato un profondo processo di identificazione con il suo medico curante, tanto da considerare tale ritratto come una possibilità per autoritrarsi.

È il ritratto di Paul Ferdinand Gachet, dottore e pittore dilettante, amico dell’artista. Van Gogh conosce il medico durante la sua permanenza ad “Auvers sur Oise”. L’amicizia che Van Gogh stringe con Gachet, ben presto, gli dà una grande vitalità artistica, infatti, in poco tempo riesce a realizzare diversi ritratti di Gachet e di sua figlia.

Notte stellata di Vincent Van Gogh

“Notte stellata” 1889 – olio su tela, 73x92 cm – New York, Museum of Modern art.
Sulla sinistra del quadro si nota, in primo piano, un cipresso che osserva il turbinio di stelle della volta celeste. All’estrema destra in alto si eleva la luna che sembra lontana e irraggiungibile. In basso, in una striscia sottile, è rappresentato in modo ordinato il villaggio che sembra immerso nella quiete. Il cielo, rappresentato da grosse pennellate, sembra muoversi sul villaggio addormentato e rivelare una terribile catastrofe.

Il mietitore di Vincent Van Gogh

“Il mietitore” 1889 – Essen, Museum Folkwang.
Il giallo assolato dei campi di grano della Provenza, elemento predominante dell’opera, è realizzato con tonalità forti, pennellate scattanti e cariche di vivacità.

la chiesa di Auvers di Vincent Van Gogh

“La Chiesa di Auvers” 1890 – Parigi, Musée d’Orsay.
Quest’opera, con le sue linee contorte e la struttura barcollante, rivela il dramma interiore di Van Gogh. L’artista la realizza durante il suo soggiorno ad “Auvers sur Oise”. Scrive Van Gogh: “Ho fatto un quadro grande con la chiesa del villaggio, la costruzione sembra violacea contro un cielo blu profondo e piatto di puro cobalto; le vetrate sembrano delle macchie blu oltremare e il tetto è violetto e in parte arancione”.

Campo di grano di Vincent Vang Gogh

“Campo di grano” 1890 – olio su tela, 50,5x100 cm – Amsterdam,Rijksmuseum.
Questo è l’ultimo dipinto dell’artista, eseguito venti giorni prima di suicidarsi. Forse è stato dipinto il 6 luglio del 1890. In esso è raffigurato lo stato d’animo dell’artista. I segni delle pennellate sembrano muovere la superficie del quadro, come il vento le spighe. Ci sono tre colori primari: il blu del cielo, il rosso della strada, il giallo del grano. Il colore secondario è solo uno: il verde dell’erba. Il cielo è blu scuro, si contrappone al giallo del grano ed esprime angoscia. I corvi si librano nel cielo minacciosi, sono realizzati con poche pennellate di colore e  linee nere. 
Il pittore scrive: “…immense distese di grano sotto cieli tormentati. Non ho avuto difficoltà nel cercare di esprimere tristezza e solitudine estrema”.


autoritratto di Vang Gogh
Autoritratto con cappello di feltro scuro - Parigi 1886 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto al cavalletto con cappello di feltro scuro - Parigi 1886 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh

Autoritratto con
pipa- Parigi 1886 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con pipa - Parigi 1886 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto - Parigi 1886 - L'Aia, Haags Gemeentemuseum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con pipa e bicchiere - Parigi 1887 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con cappello di paglia - Parigi 1887 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con cappello di feltro grigio - Parigi 1887 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con cappello di feltro grigio - Parigi 1886/7 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto - Parigi 1887 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto - Parigi 1887 - Otterlo, Kröller - Müller Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto - Parigi 1887 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con pipa- Parigi 1887 - Chicago, The art Institute of Chicago
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con pipa- Parigi 1887 - Hartford (Conn.), Wadsworth Atheneum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con cappello di paglia e pipa - Parigi 1887 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto - Parigi 1887 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con cappello di paglia - Parigi 1887 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto - Parigi 1887 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto - Parigi 1887 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con cappello di paglia - Parigi 1887 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con cappello di paglia - Parigi 1887 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con stampa giapponese - Parigi 1887 - Basilea, Offentliche Kunstsammlung, Kunstmuseum Basel (in prestito dalla Emily Dreyfus Foundation)

autoritratto di Van Gogh
Autoritratto - Parigi 1887 - Parigi, Musée d'Orsay
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto - Parigi 1887/8- Zurigo, Fondazione E.G. Bührle
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con cappello di feltro grigio - Parigi 1887/8 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con cappello di paglia - Parigi 1887/8 - New York, The Metropolitan Museum of art
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto davanti al cavalletto - Parigi 1888 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritrattocon pipa e cappello di paglia - Arles 1888 - Amsterdam, Van Gogh Museum
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto (Dedicato a Paul Gauguin) - Arles 1888 - Cambridge (Mass.), Fogg art Museum, Harvard University
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto - Arles 1888 - New York, The Metropolitan Museum of art
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con orecchio bendato - Arles 1889 - Londra, Courtauld Institute Galleries
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto con orecchio bendato e pipa - Arles 1889 - Collezione privata
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto - Saint-Rémy 1889 - Collezione privata
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto - Saint-Rémy 1889 - Washington, National Gallery of art
autoritratto di Van Gogh
Autoritratto - Saint-Rémy 1889 - Parigi, Musée d'Orsay


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