Street art: dai graffiti alla letteratura, la nuova faccia dell'avanguardia italiana

137infiniti: arte murale, murales, graffiti, aerosol art, graffitari...

Artisti di strada

On the road

On the road
Una panoramica sui più significativi artisti di strada italiani provenienti da esperienze molto diverse fra loro, ma accomunati dalla attività in luoghi pubblici.
Vediamo chi sono.

PHO (Marco Grassi)

Di Lodovico Minelli. Sotheby's batte opere dello street-artist inglese Banksy per cifre astronomiche. Vittorio Sgarbi a Milano difende i graffiti come vere e proprie opere d'arte, i più prestigiosi stilisti coinvolgono artisti di strada nelle loro sfilate. In tutto il mondo si inaugurano gallerie ed esposizioni dedicate a questo fresco filone pittorico. Viene da chiedersi se il mondo dell'arte sia impazzito da un giorno all'altro, o se molti abbiano sottovalutato il potenziale artistico e mediatico della tendenza Street art negli anni passati. La verità sembra assomigliare molto più alla seconda ipotesi. L'arte di scrivere e disegnare in spazi pubblici ha accompagnato l'uomo fin dai primi passi della sua storia. I primi petroglifi preistorici su pietra poi evolutisi in pittura rupestre, come le scritte murali che decoravano le superfici dei centri urbani delle civiltà antiche, per esempio quelle cinese, egizia, etrusca e romana, sono tutti indizi che, sparsi per il globo, testimoniano l'innato impulso alla creatività della nostra specie.

opera di Aris

Il graffitismo contemporaneo si sviluppa a partire dai primi anni 70 nel contesto delle grandi metropoli statunitensi. Già nel 1980, con il debutto di Jean-Michel Basquiat e di Keith Haring sul palcoscenico dell'arte contemporanea, il pubblico viene a contatto per la prima volta con geni scoperti in strada. Sulle tracce di questi primi due folgoranti e smodati successi si è articolata una corrente di pittori-writers, soprattutto newyorkesi, che vanta fra i nomi più noti Futura-2000, Rammellzee, Crash e Daze. Dopo questa prima fase di entusiasmo, il rapporto fra graffitismo e mondo dell'arte si raffredda. Il grande ritorno d'interesse nei confronti di artisti dei graffiti si deve allo strabiliante sviluppo sociale del fenomeno nel corso degli anni '90: il graffitismo sbarca in Europa per poi dilagare velocemente negli altri continenti, prosperando energicamente in ogni angolo del pianeta e rivelandosi come fenomeno sociale e culturale di massa.

L'artista Pus mentre lavora

Si delinea in questi anni la nuova tendenza stilistica del graffiti-logo: artisti sostituiscono le scritte enigmatiche con decorazioni figurative, veri e propri personaggi o illustrazioni di oggetti, che vengono riprodotti in modo seriale sui muri delle città. La tendenza graffiti-logo evolverà velocemente nelle prime esperienze di Street art, termine con il quale oggi si definisce qualsiasi gesto artistico compiuto in spazi pubblici. L'universo della Street art è eterogeneo e gli artisti creano in pubblico, sperimentando diversi approcci comunicativi che non si esauriscono nei graffiti tradizionali, ma si esprimono attraverso video proiezioni, installazioni, poster art e stickers art. I primi ad accorgersi dell'enorme potenziale economico di questa cultura sono i pubblicitari e gli studi grafici: molti Street artists si formano come grafici, avvantaggiati rispetto ai colleghi dall'aver sperimentato e maturato linguaggi visivi nuovi, forti e impattanti. Il loro modo si impone nella pubblicità e diventa di moda.
Un'affermazione così incontenibile sul gusto visivo della società non poteva che preludere a una legittimazione di quegli artisti di valore che da anni contaminano con la Street art pittura e scultura.
A dare la scossa decisiva ci ha pensato Vittorio Sgarbi, facendosi ambasciatore di un'azione di legittimazione ormai necessaria e sentita in molti ambienti intellettuali d'Europa. La mostra "Street art, Sweetart", promossa dal Comune di Milano presso il Padiglione d'arte contemporanea e curata da Alessandro Riva, si inserisce nel quadro del tributo ad artisti che nulla hanno da invidiare a quelli tradizionali.

Rae Martini (Martino Martini)

L'esposizione al Pac, in atto fino al 9 aprile, illustra i percorsi pittorici di un gruppo eterogeneo composto da 30 artisti provenienti da esperienze molto diverse fra loro, ma tutte accomunate dall'attività in luoghi pubblici. Molti provengono dalle prime esperienze italiane del graffìtismo urbano, per esempio Atomo, Airone, KayOne, Rendo, Mambo, Led, Basik, ciascuno protagonista di un'evoluzione personale e stilistica. Si passa da un linguaggio plastico che caratterizza le opere di Joys e della coppia Dado e Stefy, ad attitudini figurative, come evidenziano i lavori di Marco Teatro, Eron e Wany, fìno ad arrivare alle astrazioni di Pho, Rae Martini e Cano. Altri, invece, come Microbo, Boi 30, Blu, Ericailcane, Ozmo, Abbóminevole, appartengono alla nuova Street ort italiana, alcuni di loro sono già entrati nel sistema ufficiale con partecipazioni a manifestazioni e festival di rilevanza internazionale.

Ivan in una strada di Milano

Dietro a ogni Street artist si celano un personaggio e una storia. Il pubblico può riconoscere facilmente le opere in strada, semplicemente passeggiando per le vie delle nostre città: Pao, con i suoi panettoni-pinguino, Pus, artista degli scarafaggi, Bros, che si è autointitolato la Via Eros - artista contemporaneo, Ivan, il poeta di strada, Tv Boy, l'artista del bambino con la testa-televisore, concludendo con Sonda, Sea, Dem, Nais e Gatto.
Alcuni fra i presenti all'esposizione possono già vantare quotazioni importanti nel mercato dell'arte contemporanea. Purtroppo, per via del folto numero di artisti appartenenti all'effervescente movimento della Street art, la mostra per motivi organizzativi, logistici e curatoriali non è stata in grado di dare spazio a tutti i profili degni di nota, alcuni artisti di sicuro valore non sono infatti esposti. Proponiamo i profili più interessanti che hanno collaborato all'esposizione, aggiungendo outsider significativi.
Fra i talenti di sicura rilevanza proposti dalla collettiva ci sono i graffitisti astrattisti, tutti milanesi: Marco Grassi (Pho), Rae Martini, Marco Mantovani (KayOne) e Wany. Marco Grassi, classe '76 è un artista completo e i suoi interventi pittorici si ambientano alla perfezione in strada come in atelier, declinati secondo uno stile ricercato e unico. Le opere sono dominate da tratti istintivi nel contesto di uno studio dell'estetica preciso e ragionato.

Kayone (Marco Mantovani)

Fra le sue azioni d'arte urbana, da ricordare la creazione di propri dipinti su manifesti pubblicitari affìssi nella città di Milano. Il gusto che emerge, invece, da Rae Martini è definito dall'artista stesso eleganza urbana. Parlare di Rae Martini significa parlare della storia del graffitismo italiano. Lui infatti, con vent'anni di esperienza, è considerato una leggenda vivente del capitolo europeo del graffitismo. Da anni, Martini coltiva un percorso che fonde elementi graffiti style alla speri mentazione materica. Le opere sono eleganti, e allo stesso tempo, aggressive e in tutte il disordine urbano convive con la precisione e la sicurezza del tratto. Chiude il trio Marco Mantovani, in arte KayOne, pittore che accosta colori in combinazioni piacevoli e audaci. La produzione è contraddistinta da caos energetico di linee e forme che richiamano le arterie urbane: il respiro della città e dell'arte che la colora.
Tra i grandi nomi non in mostra ci sono: Filippo Minelli, Street artìst concettuale, il graffìtista plastico Mitja Bombardieri (Verbo). Il bresciano Filippo Minelli si è specializzato negli anni in azioni di eclatante disordinazione urbana che, spesso, mirano a sottolineare lo stato di degrado delle metropoli. Nelle opere giocano lettere e personaggi tracciati con sicurezza che sottendono a concetti ed emozioni.

Il suo è un percorso ragionato che veicola concetti di presa mediatica di stampo internazionalista, come testimoniano le numerose pubblicazioni delle sue performance su prestigiose riviste internazionali d'avanguardia. Mitja Bombardieri, bergamasco stabilitesi a Roma, spazia dalla videoarte alla grafica. Nei lavori accosta elementi grafici e di design a uno stile graffiti plastico. Il tema dell'evoluzione strutturale della lettera è sempre presente, tema ereditato dal proprio background nel •graffitismo di strada. Degno di nota è anche il brindisino Wany, interessante pittore figurativo che fonde illustrazione e surrealismo in chiave pop: forme morbide e dinamiche e colori freschi rendono le sue creazioni uniche e di forte impatto.
Una cosa è certa. L'affermazione di molti di questi talenti non si fermerà alla dimensione nazionale. Alcuni - Pho, KayOne, Minelli, Rae Martini, Verbo, Wany - sono stati, infatti, selezionati da Vittorio Sgarbi (con la collaborazione della Fondazione Torcular) per il progetto "Street art: Italy meets theWorId", una serie di esposizioni estere nelle quali gli autori si confronteranno con i più quotati nomi della Street art internazionale. Qui di seguito le loro schede.

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