Rubrica d'arte

Artista oggi

Artista oggi

il pagliaccio - arte digitale di Vincenzo iacobelli

Spesso mi sono chiesto, quando guardo un'opera di un artista contemporaneo, se ha significato e se è valido oggi giorno dipingere in tal modo. Mi riferisco alle tante tele che si trovano un po' ovunque, in gallerie, musei, mostre, fiere artistiche, spazi espositivi diversi. Quelle tele, talvolta sostituite da tavole di legno, sulle quali troviamo colori gettati con rabbia o con pseudo profonda riflessione, o con consapevole falsità, in modo da formare immagini povere di cromaticità o ricche e contrastanti, pienamente armoniose, a volte miste con oggetti raccolti ed incollati a formare un insieme visivo. Quelle tele dove ritroviamo colori impastati con materiali terrosi, con reti da pescatori, pasta da cucina, ferri da lavoro, chiodi, maschere, oggetti del passato. Chiedo se gli artisti di un tempo, che attraverso anni di storia hanno lottato, sudando ed esponendosi in prima persona, per rompere i canoni classici della pittura, negando la rappresentazione della realtà per esaltare i propri sentimenti, dove la forma fu intesa come risultato dell'incontro tra l’artista e l’oggetto da rappresentare e l'arte interpretata in base alla propria intenzionalità. Mi chiedo appunto, la loro riflessione se avessero la possibilità di osservare i “colleghi di oggi”.
Il passaggio dall’arte figurativa alla arte astratta, nasce in un contesto sociale “l'industrializzazione” dove è acceso lo scontro sociale tra la borghesia e la classe operaia, si mettono in discussione tantissimi valori. È il momento di un’attenta riflessione che va ad interessare non solo il campo della pittura ma tantissime altre discipline. Entrano, in tale periodo, mezzi meccanici e chimici, per la riproduzione delle immagini, come la macchina fotografica, che inducono gli artisti della pittura ad esaltare le caratteristiche dell'arte che sono proprie dell’uomo ed inaccessibili alla macchina, ovvero un'interpretazione soggettiva della realtà, e l’identificazione dell’artista nel contesto sociale. Nacquero numerosi movimenti contemporaneamente o in successione che portarono nel corso di pochi anni alla totale libertà di ricerca e di espressione. Chiunque ami l’arte, non può fare a meno di apprezzare i movimenti su citati, come l’espressionismo, il cubismo che semplificava le forme secondo l'ordine della geometria e che tendeva a rappresentare la realtà attraverso moltitudini di visioni. Tutti gli artisti del passato recente sono d’apprezzare per lo sforzo fatto in virtù della libertà di espressione. Ma oggi? Esiste ancora la libertà di espressione? O siamo solo capaci di scopiazzare artisti del recente passato? Siamo in preda di un’arte che è diventata un ostacolo, una trappola mortale per artisti di ogni genere. Non si dipinge il figurativo perché non si è accettati dai critici, e non si dipinge in piena libertà di espressione perché si finisce di scopiazzare l’arte informale: Action painting, Tachisme, Espressionismo astratto, ecc. Un arte già fatta ormai da troppi pittori, fatta e rifatta in ogni sua forma, in ogni sua versione. Mi chiedo, ritornando alla mia famosa domanda, quanto di vero c’è in un dipinto di oggi, che riproduce in versione diversa le opere di Francis, Frankenthaler, Guston, Hofmann, Kline, De Kooning, Motherwell, Newman, Pollock, Rothko, Still, Arp, Duchamp, Hausmann, Man Ray, Picabia, Schwitters. Archipenko, Braque, Gris, Léger, Picasso, Albers, Kandinskij, Klee, Moholy-Nagy, A. Beardsley, G. Klimt, J. Toorop, F. Khnopff, F. Hodler; Burri, Dubuffet, Fautrier, Hartung, Riopelle, Soulages, De Staël, Tàpies, Beuys, Buren, Christo, Long, Merz, Nauman, Viola. Beckman, Van Gogh, Heckel, Jawlensky, Kirchner, Kokoschka, Marc, Munch, Nolde, Pechstein, Rouault, Schiele, Schmidt-Rottluff, Soutine, ecc. ecc. Cosa si direbbe oggi di una cantante che canta, sia pure con bravura e originalità, canti di Ella Fitzgerald? Che è una cantante che canta di suo? Originale? Vera? No! E solo no! E perché questo in pittura non succede? Perché oggi un pittore che dipinge cose già fatte non è ritenuto un copista? A cosa serve ripetere una determinata espressione artistica se non si vive il suo momento storico? Questi concetti sono stati ampiamente trattati, sicuramente in modo più illustre, da storici dell’arte, ma ciononostante il mercato continua a proporre i soggetti, oggetto di discussione. Cosa resta da fare al piccolo pittore, che ama dipingere per il puro piacere di farlo? Dipingere e nascondere i propri lavori? I pochi momenti di socializzazione, un pittore li vive nel momento in cui espone le proprie opere. Deve negarsi anche questi spazi per non essere influenzato da una corrente eolica, che vola, senza preavvisi, ora a destra e ora a sinistra così come il capo di uno stormo di uccelli. Ecco perché ritengo che un pittore, di qualunque, genere debba avere una base classica, altrimenti egli si costruisce senza fondamenta. Un pittore che esegue ricerca, si scruta fino a dividere il midollo dalle ossa, e dipinge con piena convinzione d’intenti, sa tenere alta la testa di fronte al critico del momento, perché è consapevole che il lavoro prodotto è frutto dei suoi sforzi e delle sue sofferenze. Quando in un quadro vi è la vita vissuta di un artista lo si vede! E nessuno, dico nessuno, può muovere una sola pennellata dalla sua opera.  

 



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