Un'opera d'arte è risultato di tanti fattori di influenza, come per esempio lo stile e la sensibilità dell'artista, la mentalità, il periodo storico, la religione, la filosofia, avvenimenti storici di grande importanza -basti ricordare come Géricault rappresentò il naufragio della Medusa, di cui abbiamo già parlato con più precisione in un altro articolo-
Ma come nasce l'opera d'arte? Al di là della tecnica, qual è il momento in cui si accende la luce nella mente dell'artista e comincia a visualizzare l'opera, quando la Musa gli sussurra all'orecchio cosa dipingere?
È difficile parlare dell'ispirazione. La tecnica si può insegnare, si può insegnare e trasmettere, ma il talento, la genialità, l'ispirazione appunto, sono caratteristiche intime dell'artista, legate alla sua sensibilità, alla sua personale esperienza di vita: le influenze culturali e il contesto storico vengono affrontate diversamente da ogni artista influenzate sì dal contesto storico e dalla filosofia, ma qui si è un ambiente più misterioso e personale. Cercare di capire l'ispirazione e i motivi profondi di un'opera è come calarsi nella psiche dell'artista.
Con minori pretese, penso che un buon modo generico per definire un'opera d'arte è immaginarla come risultato materiale di un pensiero, che può seguire o superare la tradizione, e rappresentazione fisica di un'idea di bellezza che si evolve -più che cambiare- nel corso dei secoli. Sfogliare un libro di storia dell'arte in ordine cronologico è come essere partecipi alla testimonianza dell'evoluzione del concetto di bellezza. Quello che sembra un concetto astratto invece è visibile e tangibile, perché quei artisti ispirati hanno potuto rendere immortale il loro modo di vedere il “bello” nella sua complessa evoluzione.
Immaginiamo di guardare un'immagine della Vergine: Maria è l'icona della femminilità, dell'idea universale di bellezza a cui si collegano altre qualità che in lei raggiungono il loro massimo stadio di perfezione: purezza, integrità, misericordia, dolcezza, maternità. E per quanto queste siano genericamente qualità femminili e Maria sia la luce di riferimento di tutte le donne, le donne non sono solo anima e luce, ma sono fatte di carne, di corpi che proiettano ombre. Il modo di rappresentarle è notevolmente cambiato nel corso dei secoli: proviamo ad osservare in sequenza questi tre quadri.
Il primo è la Venere Dormiente di Giorgione, risalente agli inizi del 1500. Il secondo è la Venere di Urbino di Tiziano, dipinto intorno al 1538, mentre il terzo è l'Olympia di Manet che invece è stato dipinto nel 1863, quindi molto dopo i primi due. Eppure tutti e tre i dipinti si somigliano: questo perché il nudo femminile è un genere di quadro che non passa mai di moda, un 'evergreen' dell'arte. Ma attraverso il corpo di una donna si possono trasmettere tanti messaggi. La nudità nell'arte non è malizia, perché il corpo, mostrato senza alcuno schermo, è capolavoro della natura, bellezza e perfezione. Inoltre, Venere, la dea greca della bellezza e della fertilità, è un'ottima messaggera e modella per queste immagini. |
La bella bruna di Giorgione è colta dagli occhi dello spettatore addormentata, distesa su un drappo, immersa in un delizioso paesaggio aperto. La sua nudità è innocente, senza malizia, perché la dea non è cosciente di essere osservata, allora si sente libera di mostrarsi nuda e discinta in questo abbraccio con la natura dalla sottile tensione erotica. La Venere di Tiziano sembra invece una versione più sensuale e sfacciatamente provocante di quella di Giorgione. Qui, la bella sdraiata è invece sveglia, e guarda direttamente negli occhi dello spettatore, con un sorriso malizioso, ben consapevole della sua nudità e della sua bellezza. Ricorre la posizione della mano, poggiata sul pube -sia Giorgione che Tiziano si erano ispirati alla Venus pudica-
La differenza è che Tiziano ebbe l'ispirazione di inserire nel suo dipinto tanti piccoli simboli, arricchendo così la semplice e naturale nudità e caricandola di significati. La donna è sensuale, sì, ma solo per il marito, come suggerisce l'anello che porta al dito. Inoltre, l'anello non è l'unico monile da lei indossato: porta un ricco bracciale al polso destro, e si vede un orecchino di perla a forma di goccia, simbolo di purezza. Tra gli altri simboli importanti nel quadro, un cagnolino ai piedi del letto, universalmente conosciuto come simbolo di fedeltà -in questo caso, al marito. Notare sullo sfondo, dietro le cameriere che prendono dal baule i vestiti per la dea, un vaso di mirto, pianta simbolo di Venere.
Manet fa riferimento proprio all'opera di Tiziano quando dipinge Olympia, ma con delle decisive modificazioni -che motiveranno l'agitazione della critica di allora-. Per prima cosa, la donna rappresentata non è più una dea ma una prostituta, come si può notare dal fiore nei capelli e dal nastrino intorno al collo -interessante come sia il nome stesso lo suggerisca, dividendolo: 'olim pia' significa in latino 'un tempo virtuosa'-. Olympia attende su un letto sfatto, mentre una schiava nera le porge un mazzo di fiori, dono di un corteggiatore. Il corpo della giovane non è come lo voleva la moda del tempo, è troppo magra per i gusti dell'epoca. Il suo sguardo non è invitante e provocatorio come quello della bionda Venere di Urbino, i suoi occhi sembrano sprezzanti, quasi sfidano lo spettatore. Per completare il tutto, la presenza di un gatto nero ai piedi del letto, versione specchiata ma distorta del cagnolino di Tiziano. Se il cagnolino rappresentava la fedeltà coniugale, il gatto in questo caso potrebbe essere il simbolo dell'infedeltà e della prostituzione dei sentimenti.
Ho scelto di fare questo parallelismo per dimostrare come tre artisti di diversi periodi siano riusciti a rappresentare qualcosa di molto diverso attraverso immagini molti simili. Le opere si distinguono non solo per stile perché come sappiamo quello è figlio della tecnica, ma soprattutto per il messaggio e i significati che il pittore ha deciso di inserirci. Non possiamo conoscere la voce della Musa che ha sussurrato all'orecchio di questi grandi, ma possiamo vedere il risultato della loro ispirazione, ammirare la bellezza dei loro quadri e provare ad immaginare come si fossero sentiti questi artisti nel concepire l'idea e poi realizzare. |